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BMW 320IS, la M3 italiana

Ognuno nasce e cresce con un mito ben impresso nella propria mente. 




Il mio è quello delle BMW E30 sportive, su tutti quello della 320IS.
Lo ammetto, se sono qui a raccontarvi di automobili, motori e storie legate al mondo delle quattro ruote è grazie a lei. La mia passione per le automobili inizia in un ospedale della sperduta provincia di Foggia una mattina di un caldo giorno di fine aprile di 21 anni fa quando, dopo nove mesi di attesa, vidi per la prima volta la luce del giorno ed il volto, sfinito per il lungo travaglio ma che trasudava gioia, di mia madre. 
Qualcuno potrà obiettare che le mie parole non hanno senso, eppure io ritengo che non si può descrivere quando inizia e finisce una passione. 
La porti con te dalla nascita fino alla morte. Ci convivi per molti anni, a volte la assecondi e a volte la tieni a bada dando la precedenza alla ragione. A volte la maledici, ma sai bene che senza di essa vivresti una vita in bianco e nero.
Penso inoltre, nelle mie fantasiose teorie sulla genetica, che l'ambiente circostante la portatrice del feto influenzi molto il nascituro.
E qui ci riconduciamo alle BMW E30 sportive. L'ambiente che mi ha influenzato in maniera tale di essere un malato dei motori è stato l'abitacolo di una BMW 320IS coupè che aveva mio padre ai tempi. 



La chiamavano la "M3 italiana" perchè il motore era praticamente lo stesso, il mitico S14 (da cui i motoristi BMW attinsero a piene mani dal progetto M12/13) che tanto vinse nel gruppo A in quegli anni, ridotto però alla cubatura di 1990 cm3, in luogo degli originari 2302 cm3.




Ciò fu dovuto al fatto che in Italia vigeva un'aliquota IVA sui beni di lusso del 38% ed in questa categoria rientravano le auto con motore di cubatura superiore ai 2000 cm3. La M3, quindi rientrava in questa fascia "scomoda". Nonostante tutto, BMW decise di commerciare la M3 E30 in Italia e di affiancarle la 320IS, al fine di conquistare una fetta del mercato degli appassionati piu' ampia. 
La stessa strategia di marketing venne applicata anche sul mercato portoghese che, come quello del Bel Paese, risentiva di questo problema di tasse elevate nei confronti di auto di cilindrata superiore ai 2000 cm3.
A livello di motore, la differenza era pressochè minima, dati gli 8 cavalli (192 contro 200) di differenza in favore della sorella blasonata.
Anche a livello di trasmissione, le differenze erano minime tra le due versioni, dato che montavano un Getrag 260 a cinque rapporti con un rapporto finale della 320IS di 3,46:1 contro il 3,72:1 della M3. 
Dotazioni degne di vetture di caratura molto maggiore caratterizzavano entrambe le versioni, con il cambio ad H con la prima in basso ed il differenziale a slittamento limitato al posteriore.
A livello di accelerazione, c'erano pochi decimi di secondo di distacco tra le due sorelle sullo 0-100 e sul chilometro da fermo. 
Differenze palesemente impercettibili per il guidatore, che comunque sancivano una netta distinzione tra le due auto. 
Negli interni non c'era alcuna differenza, erano praticamente uguali gli interni delle due versioni, se non per un piccolo particolare: la mancanza dei loghini caratteristici sul contagiri e sul tachimetro da parte della 320IS. 




A livello estetico, le differenze erano abbastanza evidenti (anche se molti occhi non attenti non notavano le differenze): la carrozzeria con evidenti richiami alle corse della M3 contro la carrozzeria sportiva ma sobria della 320IS, i badge con la famosa "M" del reparto sportivo contro un normalissimo "320IS" applicato sul portellone posteriore.
 Un elemento comune a livello estetico era quello dei bellissimi cerchi BBS da 14 pollici che, a distanza di oltre 20 anni, sono capaci di calamitare gli sguardi degli appassionati. 





Personalmente penso che un disegno così bello per dei cerchi in lega non si sia mai visto. 
Roba che potrebbe essere esposta al MoMA di New York per l'elevato contenuto artistico. 
Dopotutto stiamo parlando di BMW, un marchio che con l'arte moderna ha molto di cui spartire, visto che artisti del calibro di Andy Warhol e Roy Liechtenstein si sono prestati per il programma BMW Art Car (nato da un'idea di Hervè Poulain ed appoggiato dalla casa). 
Con quel look "scatoloso" tipico degli anni Ottanta ma mai banale e vecchio, BMW ha creato un simbolo portato in alto soprattutto dalla sorella blasonata della 320IS, la M3. 
I miti si identificano tramite i simboli distintivi: il Divin Codino di Baggio, la chioma riccioluta del Pibe de Oro Maradona, il colletto alzato di Cantona e tanti altri (non me ne vogliate, ma oltre ad essere appassionato di auto sono un patito del calcio)
Il simbolo distintivo della serie sportiva E30 erano i BBS da 14 pollici e il look molto semplice, ma di una bellezza senza tempo. 
Non esiste museo che possa ospitare un'opera d'arte simile. 
Il suo museo è la strada, il mondo reale che si trova al di fuori di una sala di un edificio dallo stile classico o futuristico. Sono ben altre le auto-opere d'arte da conservare in sale dedicate e godere della loro visione.



Auto come le E30 sportive sono opere d'arte da vivere giorno dopo giorno per scoprirne al meglio tutte le sfaccettature che non si potrebbero riscontrare solo con l'occhio. 
Sono opere d'arte di tipo sensoriale queste che non possono limitarsi solo ad un'attenta visione per comprendere appieno l'opera: per capirla si deve coinvolgere la vista per godere della linea e dei dettagli fantastici, l'udito per sentire il 4 cilindri salire fino a quote inimmaginabili e il tatto per sentire la gratificante analogicità dei comandi.
A volte la fortuna di una persona si denota anche da queste esperienze e posso dire che mio padre è stato fortunato a poterne godere e a parlarne con una certa emozione e nostalgia a distanza di oltre vent'anni e posso ritenermi fortunato anche io, dato che la mia passione nasce da lei, una BMW 320IS color nero metallizzato, e dalle esperienze che, indirettamente, ho vissuto a bordo.
Il cerchio si deve chiudere, prima o poi devo acquistare una 320IS color nero metallizzato. 
Lo devo alla mia passione automobilistica, e lo devo a mio padre che, se avesse avuto un modello diverso, adesso avrebbe un figlio appassionato di tutto fuorchè di automobili.

GOODIES

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